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Progetto Scuola Primaria Classe Seconda

EMOZIONI IN  GIOCO

Il progetto “Emozioni in gioco” propone un percorso psicomotorio che mira allo sviluppo e al consolidamento della percezione positiva di se’ nel bambino, come soggetto competente, partendo dal piacere del gioco e dal principale canale usato dai bambini per comunicare: il corpo.

A scuola, al lavoro, al parco e in ogni occasione di interazione sociale ci può capitare di provare emozioni, poiché “per conoscere il mondo debbo essere al mondo ed è nel mondo che nutro emozioni” (Schaffer, 1996). La nostra quotidianità è tempestata di diversi stati d’animo. Avere emozioni è un’esperienza che non tiene conto delle differenze di genere, cultura ed età.

Cosa sono le emozioni?

  • L’emozione è una“sindrome” (insieme di fenomeni e processi)
  • Le emozioni sono universali(almeno nell’espressione facciale)
  • Le emozioni vengono connotate positivamente o negativamente da chi le sperimenta

È molto importante dare spazio a quella che viene definita intelligenza emotiva (Goleman, 1997) e che ricopre alcuni ambiti:

  • Conoscenza delle proprie emozioni.
  • Controllo e regolazione delle proprie emozioni.
  • Capacità di sapersi motivare.
  • Capacità di riconoscere le emozioni altrui (empatia).
  • Gestione delle relazioni sociali fra individui e nel gruppo.

L’ educazione all’emotività non tende a comprimere le emozioni ma, piuttosto, a renderle comprensibili, accettabili, nominabili, fruibili e condivisibili da tutti e con chiarezza.
È importante accompagnare il bambino verso la consapevolezza delle proprie emozioni, dandogli un Nome e facendogli riconoscere le modificazioni che portano a livello corporeo (sudore, rossore, tremore…) e comunicarle agli altri. La consapevolezza di sé, di ciò che si sta provando permetterà di creare i rapporti di base e tutti i rapporti successivi. Permetterà inoltre di cogliere i segnali emotivi dell’altro, individuando i segnali emotivi alternativi alla sola mimica facciale. Ad esempio per i bambini ipovedenti il canale comunicativo alternativo allo sguardo è rappresentato dalle mani: con le mani esprimono la propria emotività.

Finalità

  • fornire ai bambini uno spazio di espressione, comunicazione, gioco, benessere relazionale;
  • sostenere una visione positiva del bambino, come soggetto competente, creativo, attivatore di connessioni importanti per la propria evoluzione personale;
  • favorire una pedagogia dell’ascolto e dell’accoglienza corporea, all’interno della realtà scolastica ed educativa;
  • fornire agli insegnanti e agli educatori strumenti di lettura e gestione del gruppo classe e delle dinamiche interpersonali.
  • sviluppare l’osservazione dei singoli bambini, fornendo uno screening precoce per l’individuazione di situazioni di deficit e disagio.

Obiettivi

  • Aumentare la consapevolezza della dimensione emotiva.
  • Imparare ad esprimere adeguatamente l’emozione e a comunicarle.
  • Capacità di assumere la prospettiva e il ruolo dell’
  • Imparare a collaborare e coordinarsi in attività di gruppo.
  • Favorire l’interiorizzazione di regole per sviluppare il senso del’autodisciplina

Metodologia

Luogo: gli incontri si terranno in palestra

Il metodo dell’intero percorso non è basato su spiegazioni, ma su dinamiche per consentire ai bambini di mettersi in gioco in prima persona. Attraverso il gioco il bambino sperimenterà la gratuità dell’esperienza fine a se stessa, fatta esclusivamente per il proprio piacere ed interesse e la possibilità di intervenire attivamente sugli elementi che lo circondano, trasformarli e modificarli.

I bambini verranno invitati a riflettere, a darle un nome all’emozione provata, a pensare alle modificazioni corporee che porta (mimica facciale…) e a condividerle con gli altri. Verranno proposte alcune schede alle insegnanti per la rielaborazione in classe.

Materiali

I materiali proposti durante il percorso sono materiali semplici, non strutturati, che stimolano il gioco del bambino, con consistenze e forme diverse. Verranno utilizzati i materiali presenti in palestra e altri portati dell’esperto.

I materiali proposti oltre ad incentivare il gioco senso-motorio ( rannicchiarsi, rotolare, strisciare…) incentivano l’avvio del gioco simbolico. Essendo destrutturati permettono la creazione e la realizzazione di idee facilmente modificabili e adattabili; teli, foulard, stoffe permettono il travestimento, materassi, tessuti … permettono la costruzione di nuovi spazi , da inventare, proteggere, distruggere.

Evoluzione della seduta di psicomotricità

L’ACCOGLIENZA IN CERCHIO

  • Il saluto, il ritrovarsi; si ricordano i nomi dei bambini, dei presenti e degli assenti, si ricordano le regole:
  • Non farsi male e non far male agli altri
  • Ascoltare gli altri e se stessi
  • Allo stop dello psicomotricista il gioco si interrompe e si torna nel cerchio.
  • Il cerchio è il luogo dell’attesa, per prepararsi all’emozione del gioco.

IL GIOCO SENSOMOTORIO

Percepire il proprio corpo e mobilizzare le emozioni: saltare, scivolare, cadere, lottare, rotolarsi, fare capriole, resistenze, rassicurazioni, massaggi.
Spazi morbidi (materassi, cubi di gommapiuma, cuscinoni) che favoriscono la rassicurazione e il contenimento, che trasmettono il piacere del contatto, che aiutano a riconoscere la propria superficie, il proprio confine; spazi all’interno dei quali nascondersi per ritrovare se stessi o in cui creare con altri il proprio rifugio. Spazi sui quali arrampicarsi, per sperimentare la propria forza, compattezza e agilità, spazi dai quali saltare per riscoprirsi indistruttibili e ogni giorno più sicuri (scale, spalliere, assi rialzate, scivoli)

IL GIOCO SIMBOLICO

La costruzione degli spazi personali o di piccolo gruppo; travestimenti individuali o in gruppo; rispecchiamenti e differenziazioni.
Presentazione del proprio ruolo e/o del proprio spazio; breve narrazione di quanto sta accadendo nel/nei gruppo/i di gioco.
Nel gioco simbolico i bambini esprimono con grande spontaneità il proprio mondo interiore, dando spazio a quella fase del gioco che viene definita del “far finta”, senza considerare che nulla di quel gioco è falso per i bambini, perché in quel momento stanno sperimentando parti molto profonde di sé: le stanno mettendo in gioco con gli altri, stanno costruendo nuove possibilità di relazione, nuove avventure possibili, verso il potenziamento di sé e delle proprie capacità relazionali

GIOCHI DI SOCIALIZZAZIONE

Il gioco di socializzazione riveste una particolare importanza in quanto nel rapporto con i coetanei il bambino consolida la propria autonomia trovando modalità diverse di esprimersi e all’occorrenza di farsi aiutare, sviluppa la collaborazione e impara a rispettare le regole del vivere comune, anche con l’adulto.

CERCHIO FINALE

Il momento del cerchio finale permette al bambino di ricordare l’esperienza con calma, di lasciare emergere immagini ed emozioni che durante la seduta sono state vissute in modo totalizzante e intenso.
I bambini e/o lo psicomotricista raccontano quello che è stato vissuto nel corso della seduta; c’e’ un riconoscimento individuale attraverso piccoli “rimandi”; si ricompone un “quadro di gruppo”, la storia vissuta insieme.
E’ il momento per salutare le persone, lo spazio e gli oggetti per fare posto al nuovo.

Ruolo e possibilità dell’insegnante

Gli insegnanti verranno coinvolti nella realizzazione del programma di Psicomotricità.

  • Sostegno emotivo ai bambini
  • Possibilità di mettersi in gioco con e per i bambini.
  • Possibilità di assumere una prospettiva diversa sul singolo e sul gruppo.

Referente del progetto:

Dott.ssa Silvia Albano

Psicomotricista

Recapito telefonico: 3342759499

E-mail: info@ilsaltonelcerchio.it

Dott.ssa Viviana Plebani

Esperta di psicomotricità e pedagogista

Recapito telefonico: 349561883